Studio Vidé - Dr. Agr. Francesco Vidé, dottore agronomo, libero professionista, Desio, Monza e Brianza, Lombardia - Formazione, immagine fiori tra le rocce

FAQ

Acqua

L’invarianza idraulica è il principio in base al quale le portate massime di deflusso meteorico scaricate dalle aree urbanizzate nei ricettori naturali o artificiali di valle non sono maggiori di quelle preesistenti all’urbanizzazione. L’invarianza idrologica è il principio in base al quale sia le portate sia i volumi di deflusso meteorico scaricati dalle aree urbanizzate nei ricettori naturali o artificiali di valle non sono maggiori di quelli preesistenti all’urbanizzazione.

In Regione Lombardia è l’articolo 6, comma 1 del Regolamento Regionale 23 novembre 2017 n. 7 a definire la necessità di un progetto firmato da un tecnico abilitato, qualificato e di esperienza nell’esecuzione di stime idrologiche e calcoli idraulici. Di conseguenza, è necessaria anche una relazione con contenuti minimi di cui all’articolo 10 del regolamento.

La risposta è NO. Ogni progetto deve essere redatto su misura ad ogni specifica condizione; dove possibile, si possono prevedere infrastrutture verdi che a parità di prestazioni, in alcuni casi anche maggiori rispetto alle soluzioni ingegneristiche tradizionali, permettono una notevole riduzione dei costi di realizzazione e manutenzione oltre un migliore inserimento paesaggistico (cfr. allegato M al RR 23 novembre 2017 n. 7 di Regione Lombardia).

La risposta è NO. La necessità di un rain garden deriva, nella maggior parte dei casi, dall’esigenza di gestire le acque generate da superfici impermeabili in occasione degli eventi di pioggia. Pertanto, è necessario un progetto di adeguato dettaglio per determinare quali superfici recapitano le acque nel rain garden e per dimensionare i volumi disponibili alla laminazione, ossia i volumi di ribassamento destinati contenere temporaneamente l’acqua. Infatti, i rain gardens vengono realizzati con l’obiettivo prioritario di smaltire le acque per infiltrazione nel suolo: un agronomo (con esperienza idrologica e idraulica) è la figura tecnicamente più adatta a interpretare tali dinamiche naturali e a scegliere le specie vegetali più idonee a tali condizioni, senza trascurare l’aspetto di inserimento paesaggistico in ogni specifico contesto.

Dipende dall’intensità dell’evento di pioggia. In Regione Lombardia, il RR 23 novembre 2017 n. 7 definisce l’evento di pioggia di progetto per il dimensionamento delle opere di invarianza idraulica e idrologica, ovvero definisce le prestazioni minime che dovranno garantire le soluzioni progettate. E’ tuttavia possibile sovradimensionare ragionevolmente tali opere al fine di gestire o mitigare i volumi di pioggia anche in occasione di eventi più intensi; nel caso di soluzioni che prevedono infrastrutture verdi, la differenza di costo in termini di realizzazione e manutenzione è del tutto marginale rispetto alle soluzioni ingegneristiche tradizionali.

Drenaggio urbano sostenibile: “un sistema di gestione delle acque meteoriche urbane, costituito da un insieme di strategie, tecnologie e buone pratiche volte a ridurre i fenomeni di allagamento urbano, a contenere gli apporti di acque meteoriche ai corpi idrici ricettori mediante il controllo alla sorgente delle acque meteoriche e a ridurre il degrado qualitativo delle acque” (D. Masseroni, C. Gandolfi, G.B. Bischetti, 2018 – Manuale sulle buone pratiche di utilizzo dei sistemi di drenaggio urbano sostenibile). Quando si adottano tipologie di soluzioni green (o infrastrutture verdi quali SUDS, NBS, LID), la loro progettazione richiede non solo la profonda conoscenza delle dinamiche idrologiche e idrauliche, ma anche quelle relative al suolo, agli inquinanti urbani, alla vegetazione, al microclima, al paesaggio: una serie di attenzioni che fanno la grande differenza tra una scelta progettuale d’impulso standardizzata seguendo la “moda del momento”, fallimentare nel lungo periodo, e una scelta progettuale lungimirante, rispettosa dell’ambiente, efficiente, funzionale e piacevole per la gestione delle acque meteoriche urbane anche alla luce dell’impatto del cambiamento climatico sulla frequenza degli eventi meteorologici estremi.

E’ una tecnica costruttiva di opere di SIF che prevede l’impiego di piante e di parti di piante messe a dimora in modo tale da raggiungere nel corso del loro sviluppo sia da sole, come materiale da costruzione vivo, sia in unione con materiale da costruzione inerte, un consolidamento duraturo delle opere.

Le sistemazioni idraulico-forestali (SIF) sono una categoria multidisciplinare di interventi atti alla difesa del suolo soggetto a processi erosivi, su versante e nei torrenti, dovuti all’azione dell’acqua. Hanno lo scopo di gestire le cause e gli effetti dei fenomeni naturali di erosione per permettere lo svolgimento delle attività umane, minimizzando il rischio per l’uomo. L’innovazione del settore ha portato recenti pubblicazioni a definire le SIF come una disciplina trasversale che si occupa dello studio delle modalità di progettazione ed impiego di opere per contrastare inondazioni, processi erosivi e franosi, colate detritiche e fangose, distacchi di massi e la caduta di valanghe che avvengono nei bacini torrentizi. Altri autori definiscono le SIF come una “materia che indaga i criteri di ricostruzione morfologica degli alvei e le condizioni per il ritorno della vegetazione spontanea, e promuove l’impiego, ove compatibile con l’entità e la natura del dissesto idrogeologico, di tecniche costruttive a basso impatto ambientale” (V. Ferro, F. Gentile, G. Trisorio Liuzzi, 2016 – Attualità delle sistemazioni idraulico-forestali). Sono dette “idraulico-forestali” perché la categoria di opere realizzabili sono di carattere tecnico-idraulico e/o di carattere biologico-forestale.

Trattasi dello studio di metodi e tecniche di rimboschimento a difesa dei terreni montani per il contrasto dei fenomeni alluvionali.

Sviluppo

Le infrastrutture verdi (e blu) sono definite dall’Unione Europea come “una rete di aree naturali e seminaturali pianificata a livello strategico con altri elementi ambientali, progettata e gestita in maniera da fornire un ampio spettro di servizi ecosistemici. Ne fanno parte gli spazi verdi (o blu, nel caso degli ecosistemi acquatici) e altri elementi fisici in aree sulla terraferma e marine. Sulla terraferma, le infrastrutture verdi sono presenti in un contesto rurale e urbano”. Oltreoceano, l’U.S. Environmental Protection Agency fornisce una definizione più pragmatica, ossia: “categoria di manufatti, tecnologie e pratiche che utilizzano sistemi naturali, o artificiali che simulano i processi naturali, con la finalità di migliorare la qualità ambientale e fornire servizi di pubblica utilità. Quando sono utilizzate come componenti di sistemi per la gestione delle acque meteoriche le infrastrutture verdi, come i tetti verdi, le pavimentazioni permeabili, i rain gardens, e le trincee verdi possono fornire una varietà di benefici ambientali. Tali tecnologie possono contemporaneamente aiutare ad abbattere gli inquinanti atmosferici, ridurre la domanda di energia, mitigare l’effetto dell’isola di calore urbana e trattenere ossido di carbonio, offrendo al contempo alle comunità benefici estetici e spazi verdi”.

Servizi ecosistemi: capacità dei processi e dei componenti naturali di fornire beni e servizi che soddisfino, direttamente o indirettamente, le necessità dell’uomo e garantiscano la vita di tutte le specie. Il Millennium Ecosystem Assessment (2005) li ha classificati in 4 categorie principali: supporto alla vita (conservazione della diversità biologica e genetica e dei processi evolutivi), regolazione (mantenimento della salute e del funzionamento degli ecosistemi), approvvigionamento (fornitura di risorse), culturali (consultazione, mantenimento della salute umana,  opportunità di riflessione, arricchimento spirituale, sviluppo cognitivo, esperienze ricreative ed estetiche).

Da qualche anno a questa parte, è purtroppo di moda il greenwashing ovvero una “strategia di comunicazione o di marketing perseguita da aziende, istituzioni, enti che presentano come ecosostenibili le proprie attività, cercando di occultarne l’impatto ambientale negativo” (definizione Treccani.it). Se c’è chi volutamente pensa di essere più furbo degli altri, c’è anche chi, in buona fede, intraprende azioni/investimenti che, in realtà, portano a un beneficio trascurabile o nullo all’ambiente anche se, talvolta, di buona risonanza pubblicitaria. Per chi invece vuole veramente fare la differenza per l’ambiente, per la società, per il futuro della propria attività e delle proprie “tasche” è necessario intraprendere un percorso di ottimizzazione delle proprie attività e risorse attraverso azioni (dirette o indirette) reali, efficienti ed efficaci. Solo chi conosce a fondo la natura con i suoi complicati meccanismi può essere un concreto aiuto alla vera transizione ecologica.

La risposta è NO. Il pericolo è la proprietà intrinseca di un determinato fattore avente la potenzialità di causare danno/i. Di conseguenza, la pericolosità è la probabilità di accadimento del/i danno/i. Il rischio è il prodotto tra la probabilità di accadimento del/i danno/i e la gravità delle relative conseguenze. La gravità è il prodotto tra la vulnerabilità e l’esposizione (o valore esposto), dove la vulnerabilità è la propensione a subire danno/i. Per ulteriori approfondimenti rimando al seguente link del sito della protezione civile.

La risposta è SI. Il regolamento del verde comunale è uno strumento potenzialmente molto incisivo, sia per i privati che per l’amministrazione stessa. Per la sua redazione non è sufficiente la piena conoscenza della tematica in oggetto ma è necessario, oltre ad un coerente equilibrio normativo, una chiarezza espositiva organica, semplice e rappresentativa delle casistiche prevedibili in ogni specifico territorio. Tutto questo non solo per un’efficacia ai fini ambientali e paesaggistici, ma anche per evitare libere interpretazioni e potenziali contenziosi con il coinvolgimento gli uffici comunali preposti.

Verde

La risposta è già nella domanda. Consulente: professionista a cui si ricorre per chiedere pareri, chiarimenti, consigli. La progettazione non è un’idea calata dall’alto, ma un processo che parte dal committente, dalle sue idee, dalle sue esigenze, le quali grazie alla formazione ed esperienza del professionista prendono forma con equilibrio tra funzionalità, qualità e risorse disponibili.

La pianificazione della manutenzione del verde ha l’obiettivo di eseguire solo gli interventi veramente necessari, nel periodo dell’anno più corretto e con una frequenza idonea al regolare sviluppo della vegetazione e alla disponibilità economica del committente. Questo permette di evitare lo spreco di risorse, di suddividere gli interventi anche nell’arco di più anni, di gestire le spese con migliore regolarità, di avere un costante controllo sullo stato di salute del verde.

La risposta è SI. La frequenza dell’attività di controllo e verifica degli alberi è in funzione di molteplici fattori, gli stessi che vanno a determinare la classe di rischio del singolo albero durante il primo censimento. A titolo di esempio non esaustivo vi è l’età dell’albero, le condizioni di radici, fusto e ramificazioni, la presenza in prossimità dello stesso di beni immobili o di attività che prevedono la presenza periodica di persone, ecc.

La risposta è SI. Così come in agricoltura, anche nel caso di giardini di piccola grandezza è necessario effettuare calcoli di dimensionamento e verifica funzionale dell’impianto in relazione alla portata idrica disponibile e della tipologia di prodotti scelti, ognuno dei quali esige determinate portate e pressioni di esercizio. In assenza di un adeguato progetto si rischia di ottenere un impianto parzialmente/totalmente non funzionante, oppure non in grado di irrigare adeguatamente le colture.

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